Orgoglio e amor proprio.
Dopo la vergognosa prova contro la Lazio, al Toro si
chiedeva questo, nei giorni precedenti il derby. Missione compiuta: i granata con la Juve hanno avuto un buon atteggiamento,
tenuto finalmente un baricentro alto e nel primo tempo, ai punti, hanno prodotto più dei bianconeri. Che
però nel corso della ripresa
hanno piazzato la zampata
vincente con De Ligt, lo stesso che a zampa piuttosto larga aveva stoppato un pallone nella propria area. Non
è questo lo spazio nel quale
approfondire il discorso arbitrale, discusso non soltanto in relazione a sabato sera
a pagina 13.
PIÙ SALVEZZA CHE EUROPA
Qui, e pur tenuto conto dei
miglioramenti (quasi scontati) rispetto al recente passato (nemmeno più tanto recente), ci si occupa dei numeri che, però, a conti fatti
entro in campo, nella prova pareggiata contro il Napoli. Pochi minuti utili a
ricevere l’applauso della
Maratona, prima di entrare per una mezzora a Udine. La chance dall’inizio
arriva contro il Cagliari, ma
la sua presenza in campo,
deludente, dura soltanto
il primo tempo. E si giunge alla disfida di Roma, a
una nuova mezzora scarsa trascorsa senza minimamente incidere (molto
difficile, considerato il contesto). Nel derby, in base
a quanto era filtrato nei
giorni precedenti l’infortunio, Iago Falque avrebbe
nuovamente dovuto aveinchiodano i granata a una
realtà nerissima. Un dato,
su tutti, disegna il momento attraversato dalla squadra di Mazzarri: con il successo dell’Udinese a Genova il Toro si trova al 14° posto
della classifica, superato proprio dai friulani che hanno
tutt’altre ambizioni, per fine
stagione. E 4 sono i punti che
separano la società di Cairo dal terz’ultimo posto: in
attesa del confronto odierno tra Spal e Samp occupato da quel Brescia che sarà
affrontato prima della sosta.
In questo momento, detto che si è appena disputata
l’undicesima giornata, il Toro
deve pensare alla salvezza più che all’Europa centrata pochi mesi fa (almeno l’ingresso ai preliminari
che hanno però promosso
il Wolverhampton). Un risultato conseguito dopo 38
turni di campionato con sole
7 sconfitte (15 i pareggi e 16
i successi): in quello attuale,
invece, i ko sono già 6, più del
50% del totale, alla luce dei
due pareggi e delle 3 vittorie.
Tanto, tantissimo è cambiato, rispetto al 2018-’19: la
rosa si è minimamente modificata e, anzi, è stata rinforzata dagli arrivi di Laxalt
e Verdi e dal rientro dopo il
prestito al Bologna di Lyanco, tuttavia in campo scendono due squadre completamente diverse. La fase difensiva che prima era fiore
all’occhiello (15 partite chiuse senza subire gol), è adesso un tallone d’Achille (17
reti incassate a fronte delle
11 segnate: Sirigu, oltretutto
ripetutamente il migliore in
campo, tra i granata, soltanto contro il Napoli ha chiuso
con la porta inviolata).
Si arriva così al confronto
che, più di ogni altro, marca
la differenza tra i due campionati: un anno fa dopo undici giornate i punti erano
17, adesso soltanto 11. Uno
a gara, ma con un trend da
retrocessione nelle ultime
nove. Dopo aver vinto contro
Sassuolo e Atalanta il Toro ha
battutto il Milan in rimonta e pareggiato con Napoli
e Cagliari. Ergo, i punti conquistati negli ultimi 9 turni
sono 5. Già, una miseria. Ma
non paragonabili, tornando
al derby, ai 6 punti sui 63 disponibili ottenuti dai granata contro la Juve da quando
il club è stato rilevato da Cairo (un successo, tre pareggi
e 17 sconfitte). Non si tratta
di opinioni, ma di numeri
che, talvolta, hanno un valore tale da rendere superflua
ogni considerazione. L’opinione (ottimistica), porta a
dire che se ritrovato l’orgoglio e l’amor proprio il Toro
a Brescia ripeterà la prestazione del derby (con allegati i tre punti), e se userà la sosta per ricaricare le energie
fisiche e mentali, tra qualche settimana si potrà anche fotografare un’altra realtà. Dipende tutto da Mazzarri e dai suoi giocatori